Superheros of Kibera

By cherimus,

Durante la realizzazione di Bisu Ndoto, Cherimus ha collaborato con il collettivo artistico Maasai Mbili (M2), fondato nel 2001 da Otieno Gomba e Otieno Kota nel quartiere di Kibera, e con il collettivo Nyota Arts Group.

Il loro bellissimo progetto “Superheros of Kibera”, con il quale i bambini vengono direttamente coinvolti nell’immaginare se stessi come supereroi per trasformare il loro quartiere, è infatti entrato nel sogno di uno dei ragazzi raccontati dal videoclip Bisu Ndoto. Stephan, AKA Mr Impossible, è stato accolto nelle fila dei mitici supereroi di Kibera. Il video ci mostra il momento magico della loro vestizione, della loro trasformazione in supereroi: costumi scintillanti, sguardo determinato, superpoteri pronti a scatenarsi per combattere l’ingiustizia e per difendere i più deboli. C’è chi, come Squid1, salva le persone durante gli incendi che affliggono Kibera, chi come Wonder Woman, riesce a leggere la verità nelle menti di tutti riportando l’onestà e la pace nella società. Il progetto è nato per dare centralità ai bambini del quartiere, dare spazio e legittimazione alla loro voce e potere alla loro immaginazione: la possibilità preziosa di poter essere ciò che vogliono, ciò che sognano, pensando in grande. “we want to show to this kids that you can be the Bat Man in your community, you can transform your community” spiega in un’intervista l’artista Steve Nyenze di Nyota Arts Group, altro collettivo coinvolto nel progetto. Attraverso il disegno, la pittura, e le tante pratiche dell’arte trasmesse durante gli workshop guidati dagli artisti del collettivo Maasai Mbili e Nyota Arts Group i bambini hanno potuto costruire se stessi come supereroi e non solo attraverso un costume, acquistando fare la differenza nella loro vita e in quella degli altri.

 

Clicca qui per visualizzare il video realizzato dall’emittente Aljazeera sul progetto.

 

 

Cos’è MAASAI MBILI

Maasai Mbili è un collettivo di artisti e un centro d’arte e comunità attivo dal 2001 nel cuore di Kibera, Nairobi.

La pittura è il cuore delle pratiche artistiche di M2  Tuttavia M2 è impegnato anche in progetti di sensibilizzazione della comunità, lavori concettuali, moda, film, tecnica mista, musica, fotografia e scultura. Il lavoro creato, insieme agli artisti, attraversa il mondo dell’arte locale, nazionale e globale.

Negli anni M2 ha attirato molti artisti – molti dei quali provengono da questo insediamento informale. M2 ha una relazione continua e autentica con il quartiere e la sua gente – costituendo ad oggi il collettivo di artisti più significativi a Kibera. Un altro importante elemento è il suo posizionamento nella vita comunitaria. Il centro d’arte ha le sue porte sempre aperte: la gente visita quotidianamente M2 – alcuni discutono di problemi e cercano consigli, altri socializzano e per alcuni un momento di ​​sollievo è prezioso. Tutti possono, in una forma o nell’altra partecipare dell’arte di M2. M2 è quindi un centro d’arte e un prezioso spazio culturale della comunità.

Il lavoro nel quartiere che M2 ha fatto dopo le violenze post-elettorali del 2007/08 è quello per il quale sono più conosciuti. Gomba ricorda così quel periodo: “Sono venuto nel mio studio, ho guardato i miei pezzi e ho sentito che stavo ingannando il mondo. Dentro il centro era tutto calmo e pacifico. Ma fuori c’erano rovine, persone arrabbiate, bambini traumatizzati. Quindi in quel periodo abbiamo usato l’arte come strumento di guarigione. “L’artista di M2 Solo7 (Solomon Muyundo) aveva cominciato a dipingere centinaia di slogan di pace, come PEACE WANTED ALIVE e KEEP PEACE, in tutta Kibera. Poco dopo M2 ha sviluppato il progetto ‘Art4Peace’ – dirigendo laboratori di pittura murale per bambini e  nelle strade di Kibera e in edifici bruciati. Il progetto ha ri-umanizzato questi spazi attraverso il colore, le immagini e il testo che richiamavano lo sforzo per ricostituire la pace. L’arte era una terapia per i bambini che erano stati traumatizzati. Rabala ricorda così il progetto di Art4Peace: “Attraverso la loro arte, i bambini discutevano delle loro possibilità e speranze. Perfino i genitori videro che il lavoro che stavamo facendo era qualcosa che poteva portare pace e armonia. “Queste iniziative furono ampiamente trattate dai media e coinvolsero gli artisti nella vita della comunità. I residenti che erano stati curiosi prima, sebbene non fossero mai troppo sicuri di cosa stessero facendo questi artisti, ora vedevano M2 come un modello di riferimento nella società.

Il ruolo che l’artista ha, o gioca, nella società è sempre una domanda intrigante. Nel libro ‘Artist the Ruler’ il poeta e scrittore ugandese Okot p’Bitek parla di artisti come di “creatori fantasiosi del loro tempo, che formano la coscienza del loro tempo. Rispondono in modo profondo e intuitivo a ciò che sta accadendo, a ciò che è successo e a ciò che accadrà “. Gli artisti di M2 condividono chiaramente qualcosa di questa definizione. Allo stesso modo, a volte, sono evidentemente agenti di un cambiamento sociale creativo. Nonostante questo gli artisti di M2 sono modesti quando parlano del loro ruolo nella società. Ad esempio, un artista secondo Mbuthia è “qualcuno che non vive nel sistema. Ma tu soffri in questo ruolo “. Allo stesso modo, afferma Stero: “Penso che il ruolo primario sia quello di soffrire, perché noti tutto. Sai che l’artista è sempre sveglio, si guarda intorno, vede e capisce cosa sta succedendo in ogni momento. ”

Estratto da un ampio articolo pubblicato su africanah.org; clicca qui per leggere l’articolo completo in inglese.

SUPERHEROS OF KIBERA

‘Supereroi di Kibera’ è un progetto artistico multidisciplinare che coinvolge i bambini nella creazione dei propri supereroi locali. L’obiettivo generale del progetto è di utilizzare l’arte come mezzo per identificare e affrontare questioni di interesse pubblico, per aumentare la consapevolezza e approfondire la conoscenza delle questioni sociali. Nel fare questo, il progetto vuole incoraggiare nuovi modi di percezione, per dirci chi siamo e chi potremmo essere. Il progetto si svolge a Kibera, uno dei più grandi insediamenti informali del Kenya ed è coordinato da Maasai Mbili e Nyota Arts.

Questo progetto arriva in un momento in cui la società si sta apparentemente muovendo verso una cultura di pervasivo interesse personale e passività auto-indulgente. Le persone tendono a essere spettatori piuttosto che partecipanti, e in genere preferiscono accettare lo status quo o abbracciare soluzioni semplici piuttosto che puntare su un cambiamento reale. Ma questa non è quello che fa un supereroe. I supereroi sono spesso descritti come coloro che perseguono la giustizia, difendono gli indifesi o aiutano quelli che non possono farcela da soli. Mostrano coraggio, determinazione, perseveranza, spirito di squadra e creatività. Non accettano la sconfitta. Non si arrenderanno mai. Credono in se stessi e nella loro causa, e vanno fino in fondo per raggiungere i loro obiettivi. Non fanno i supereroi perché è popolare. Lo fanno perché è giusto. L’immagine di un supereroe e il loro carattere morale ci mettono di fronte a qualcosa a cui possiamo aspirare nelle nostre vite.

Ma quali sarebbero i supereroi dei giovani di Nairobi se ai giovani fosse data l’opportunità di creare un loro proprio supereroe? Che forma avrebbe questo supereroe? Inoltre, quali sono le sfide e i problemi che i giovani e le loro comunità devono affrontare e che questi supereroi potrebbero aiutare a fronteggiare e a risolvere?

Questo progetto risponde a queste domande coinvolgendo i giovani di Kibera in una serie di laboratori artistici in ​​cui i ragazzi creeranno i loro propri supereroi. I loro supereroi sono stati immaginati immaginati e hanno preso forma attraverso il disegno, la pittura, il costume, la fotografia e il cinema film. Esplorando chi, o cosa, è un supereroe, il progetto attingerà anche agli atti eroici di coloro che vivono e lavorano intorno a noi ogni giorno.

Queste attività forniranno l’opportunità di sviluppare giochi di ruolo, momenti legati all’espressione creativa e alla sperimentazione in cui i giovani non solo apprenderanno e metteranno in pratica le loro capacità artistiche, ma esploreranno anche le nozioni di giusto e sbagliato, le responsabilità civiche e – attraverso il concetto di supereroe – il tipo di persona che loro, e i loro concittadini, possono e vogliono diventare. Questo progetto vuole gettare nuova luce sulle condizioni attuali dell’umanità, offrire una nuova prospettiva e dare una risposta nel presente, mentre viviamo le nostre vite. Pensando ai “supereroi di Kibera”, potremmo allargare i nostri orizzonti mentali, sostenere la nostra determinazione morale, e anche divertirci allo stesso tempo.

Traduzione della descrizione del progetto contenuta nella pagina Facebook: clicca qui per leggere contenuto originale

 

 

 

 

CARO GIACOMO 2016

By cherimus,

In occasione della festa patronale di San Giacomo e Sant’Anna a Perdaxius, Cherimus invita in residenza dal 2008 artisti da tutto il mondo per partecipare alla manifestazione Caro Giacomo, che trasforma il paese in un laboratorio a cielo aperto. Quest’anno il progetto è incentrato sulla nuova statua del santo patrono del paese, San Giacomo.

Nel 2014 infatti la statua del patrono si frantuma accidentalmente durante la processione per un festone di bandierine troppo basso. Nel maggio successivo Cherimus si trova a Nairobi per la residenza Darajart e decide di realizzare una nuova statua per Perdaxius. Durante il mese di residenza gli artisti Derek Maria Francesco di Fabio, Matteo Rubbi e Emiliana Sabiu, lavorano con un gruppo di intagliatori rifugiati ruandesi, tra cui Charles Nshimiyimana, per realizzare il nuovo Santo in legno di jacaranda.

La statua, frutto di una ricerca comune fra gli artisti di Cherimus e gli artigiani ruandesi, è sintesi di diverse sensibilità, quella ruandese di provenienza e quella sulcitana di destinazione. Una volta arrivata nel Sulcis la scultura è stata dipinta dall’artista Carlo Spiga e completata con l’aiuto di alcuni abitanti di Perdaxius durante Caro Giacomo 2015. Gli occhi sono di carbonfossile, estratto dalla miniera di Serbariu di Carbonia.

In occasione della festa patronale del 2015, Cherimus ha donato l’opera al paese di Perdaxius, dove è stata accolta ed esposta nell’antica chiesa campestre di San Giacomo.

Quest’anno la statua verrà portata in processione per la prima volta. Per rafforzare il legame tra la nuova statua e la comunità, Cherimus, in collaborazione con l’associazione locale Su Nuraghe, inventa “Su pani de Santu Jacu”, un pane pensato appositamente per l’occasione come rivisitazione delle tradizioni locali, che sarà distribuito fuori dalla chiesa nei giorni della festa.

La storia del Santo e la festa sono i protagonisti di un documentario della regista Vanina Lappa che, in collaborazione con gli artisti di Cherimus e del poeta improvvisatore Francesco Capuzzi, sta trasformando l’intero paese in un set per la realizzazione di un lungometraggio.

Partecipano a Caro Giacomo 2016 gli artisti Simone Berti, Derek Maria Francesco di Fabio, Marco Pezzotta, Andrea Rossi, Matteo Rubbi, Carlo Spiga e la regista Vanina Lappa. Partecipano, inoltre, Miriam Calabrese, Giorgio Cellini, Camilla Garelli e Chiara Peru, alcuni dei componenti di OUT44, progetto curatoriale con base a Milano.

Darajart, è una residenza per artisti internazionali negli slums di Nairobi, ideata da Marco Colombaioni, realizzata da Cherimus in collaborazione con AMANI (Ong attiva in Kenya in progetti di recupero per bambini di strada).

Ph: Giorgio Cellini

Preparativi per la festa del patrono. Ph: Giorgio Cellini

Ph: Camilla Garelli

Piazza Dante, Perdaxius. Ph: Camilla Garelli

Ph: Camilla Garelli

Ph: Camilla Garelli

Ph: Giorgio Cellini

Produzione del pane “Cocoi” con Associazione Su Nuraghe. Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

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Ph: Fiammetta Caime

San Giacomo di Pane Cocoi. Ph: Fiammetta Caime

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Cesta con “Su pani di Santu Jacu”. Ph: Fiammetta Caime

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La regista Vanina Lappa al lavoro presso Bar Trullu. Ph: Fiammetta Caime

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Processione di San Giacomo. Ph: Giorgio Cellini

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Ph: Giorgio Cellini

Cherimus in residenza al Campus di Savona

By cherimus,

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Gli artisti di Cherimus interpretano la città intelligente e sostenibile del futuro nelle opere 30 a pedali e Simone molto sostenibile

Con: Simone Berti, Derek Di Fabio, Isa Griese, Isamit Morales, Andrea Rossi, Matteo Rubbi, Emiliana Sabiu e Carlo Spiga 

Radicate, Associazione per la Ricerca sull’Arte e la Cultura Contemporanea ha invitato Cherimus a partecipare a Be Sm/ART, un progetto artistico-scientifico in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria del Campus di Savona (Università di Genova).

Artisti e scienziati si sono confrontati sul terreno comune della ricerca e della sperimentazione per immaginare assieme la città sostenibile del futuro: il frutto di questa collaborazione è stato presentato in anteprima venerdì 11 dicembre alle ore 17.30 al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce di Genova mentre giovedì 17 dicembre alle ore 16:00 il Campus Universitario di Savona ha aperto le porte al pubblico per un evento artistico che ha illustrato i risultati di questa sinergia tra discipline.

Analisi, sperimentazione e sintesi accomunano da sempre il mondo dell’arte e della scienza e seppur distinte nella pratica, entrambe forniscono sistemi interpretativi e modelli di sviluppo possibili. Da qui è nata l’esigenza di mettere a confronto ingegneri e artisti sul tema della città sostenibile.

Sollecitata dagli artisti di Cherimus Simone Berti, Derek Di Fabio, Isa Griese, Isamit Morales, Andrea Rossi, Matteo Rubbi, Emiliana Sabiu e Carlo Spiga, la Smart City del Campus Universitario di Savona ha ospitato un ciclo di laboratori sperimentali per studiare un modello di città ideale replicabile, basato sull’ottimizzazione dei consumi e della produzione di energie rinnovabili.

In collaborazione con il Teatro dei Cattivi Maestri di Savona, Cherimus ha invitato al Campus un gruppo di bambini a cui è stato affidato il compito di immaginare la loro città del futuro. Le idee raccolte hanno costituito così il terreno comune su cui si sono esercitati professori, studenti e artisti per l’intera durata del programma: da qui è nato un progetto corale che ha coinvolto la Campuswhave radio, i ragazzi dell’Associazione Giovani per la scienza e l’associazione Atmosfera Danza. Per un intero giorno la scienza ha parlato il linguaggio della musica, della danza e del teatro: incursioni piratesche nelle aule, flash mob in biblioteca, il tutto all’insegna della sostenibilità energetica, documentati da un video e un podcast che saranno presentati in anteprima al Museo di Villa Croce di Genova.

Questa partecipazione collettiva ha trovato un momento di sintesi nell’evento che ha avuto luogo al Campus di Savona giovedì 17 dicembre, quando, fra gabbie di Tesla, ballerine, videoproiezioni e suoni dal futuro, abbiamo installato all’ingresso del Campus l’opera 30 a pedali, una grande scultura che si illumina grazie all’energia prodotta pedalando, segno tangibile della collaborazione tra artisti, studenti e scienziati. Durante la serata inaugurale, Simone Berti ha realizzato l’opera Simone molto sostenibile, una performance che sfruttava l’energia prodotta dalle dinamo della bicicletta che pedalando illuminava un casco di lampadine nella sua testa.

L’opera “30 a pedali” è un’opera permanente, che troverà la sua collocazione definitiva nella biblioteca del Campus di Savona, in modo che possa accompagnare la vita e lo studio dei ragazzi del Campus.

“Be Sm/ART” è un progetto di ricerca che va ad affiancarsi e ad arricchire la ricerca scientifica condotta dalla Facoltà di Ingegneria al Campus di Savona (Università di Genova) sul tema della città sostenibile: grazie a una microgrid (microrete) energetica intelligente, che ottimizza i flussi energetici, il Campus Universitario di Savona rappresenta un vero e proprio laboratorio per sperimentare la Smart City, la città intelligente e sostenibile in futuro replicabile su più ampia scala. Progettato dall’Università di Genova e realizzato da Siemens, si tratta del primo esempio di microgrid in Italia attuato in uno spazio, quello del Campus di Savona, paragonabile a un quartiere cittadino con funzioni urbanistiche differenziate.

Be Sm/ART è un progetto di ricerca transdisciplinare, promosso da Radicate, Associazione per la Ricerca sull’Arte e la Cultura Contemporanea e realizzato grazie al contributo di Fondazione A. de Mari Cassa di Risparmio di Savona e Regione Liguria, il supporto di SPES S.c.p.A Società di Promozione degli Enti Savonesi per l’Università e IPS S.c.p.A., Agenzia di Sviluppo del territorio savonese. Partner del progetto Banca Carisa, Noberasco e Tersia srl. 

Invito BeSmArt_22

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Anteprima “Be Sm/ART” 

Venerdì 11 Dicembre 2015 h 17.30 

Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce

Via J. Ruffini, 3

16126 Genova

Ingresso Libero

http://www.villacroce.org/

Evento Conclusivo “Be Sm/ART” 

Giovedì 17 Dicembre 2015 h 16.00 

Campus Savona

Via Magliotto, 2

17100 Savona

Ingresso Libero

Per informazioni e richiesta immagini 

Ufficio Stampa

Valeria Frisolone

The Link PR

v.frisolone@thelinkpr.it

foto di Mauro Gamalero, Valeria Barbera, Emanuele Biondi

Côte à Côte, da Rabat a Perdaxius

By cherimus,

Ancora una volta le coste della Sardegna a quelle del Marocco si toccano grazie a Côte à Côte il progetto di Cherimus e dall’associazione La Companyia di Madrid curato da Emiliana Sabiu e da Susana Moliner Delgado.
Due artisti provenienti da diverse aree del Mediterraneo, Yassine Balbzioui e Matteo Rubbi, sono stati i protagonisti  della residenza artistica che si è svolta fra Perdaxius, nel Sulcis e il rione cagliaritano Sant’Elia a partire dal 25 novembre.
Nel novembre 2014, Yassine Balbzioui e Matteo Rubbi hanno vissuto e lavorato insieme a Rabat, confrontandosi con la città e dando vita ad uno scambio sia artistico che umano. A un anno di distanza i due artisti si ritrovano, questa volta in Sardegna.

Il 6 dicembre si è svolta allo spazio culturale Il Lazzaretto di Sant’Elia, una giornata di incontri con il quartiere in cui Rubbi e Balbzioui hanno incontrato le signore dell’associazione Sant’Elia Viva per immaginare insieme nuovi tipi di pasta, partendo da quella tradizionale sarda, che si è colorata di blu.

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Più tardi, sempre al Lazzaretto, ha preso il via il Secondo Festival Internazionale di aeroplanini di carta che prende le mosse dalla performance che si è tenuta lo scorso anno a Rabat. Allo speciale campionato ha partecipato una classe scolastica e un gruppo di bambini del quartiere di Sant’Elia, coinvolti grazie a due workshop tenuti dagli artisti nei giorni precedenti, in cui i partecipanti hanno costruito i propri aeroplanini a partire da vecchi libri e riviste.
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E’ seguita poi la fase di lancio, dal balcone del Lazzaretto e verso il mare, al termine della quale è stato premiato l’aeropplanino dal tragitto di volo più fantasioso. Ha fatto da scenografia al campionato la tela dipinta dai due artisti, un work in progress iniziato a Rabat lo scorso anno e quest’anno arricchito di nuovi dettagli.

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La giornata si è conclusa con la performance musicale di Francesco Medda/Arrogalla con Carlo Spiga, chitarra e voce, e un vj set preparato per l’occasione da Yassine Balbzioui e Matteo Rubbi, che ha ripreso le immagini del laboratorio sulla cucina utopica realizzato la mattina in collaborazione con Sant’Elia Viva.

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Da mercoledì 9 dicembre, fino al 3 gennaio 2016 le opere realizzate durante la residenza sono esposte in una mostra organizzata nel centro culturale Exma Exhibiting and Moving Arts (a Cagliari, in via San Lucifero).
Côte à Côte è un progetto realizzato da Cherimus nell’ambito di TERRA MOBILE per CAGLIARI CAPITALE DELLA CULTURA 2015 ed è curato da Susana Moliner Delgado della Companyìa (Madrid) e da Emiliana Sabiu di Cherimus.

Tutte le foto sono di Sara Deidda

 

Caro Giacomo 2015

By cherimus,

Caro Giacomo 2015 è partito da lontano.

Nel 2014, a Perdaxius, durante la festa di San Giacomo, mentre Cherimus era immersa nella realizzazione del mosaico I sogni ci guidano ma bisogna agire, un evento inaspettato e traumatico ha colpito l’intera comunità. Durante la processione in onore del Santo Patrono, la statua di gesso è caduta frantumandosi nella costernazione generale.
Nel mese di maggio 2015 Cherimus si trovava in residenza a Nairobi per  sperimentare il progetto Darajart, una residenza per artisti internazionali nello slum di Kibera.

Qui ha avuto modo di conoscere la comunità dei rifugiati Rwandesi, costretti ad abbandonare le proprie case per sfuggire alla cruenta guerra civile del 1996.

Charles Nshimiyimana, rifugiato prima in Tanzania dall’età di 4 anni, poi in Kenia da quando di anni ne aveva 10, ha messo a disposizione la sua abilità nella lavorazione del legno ed ha accettato di scolpire (a colpi di machete!) una nuova stataua per San Giacomo, in collaborazione con Matteo Rubbi, Derek di Fabio ed Emiliana Sabiu. Dopo l’ arrivo a Perdaxius, abbiamo dipinto e completato la statua grazie anche alla collaborazione di alcuni abitanti del luogo.

Il 24 luglio, alla vigilia della festa, la statua è stata benedetta nella chiesa di San Giacomo Maggiore, ed ora è entrata a far parte a tutti gli effetti della vita della comunità.

Nel 2016 il San Giacomo masai  è andato in processione, a dispetto delle sue apparenze poco classiche.

Questa statua vuole creare un ponte fra diverse culture.

Dal XIII secolo in poi San Giacomo ebbe la caratterizzazione del pellegrino, per cui è rappresentato con diversi attributi specifici, primo tra i quali il cappuccio, tipico del viandante. Il bastone, un tempo strumento necessario per chi camminava per appoggiarsi, ma soprattutto per difendersi da animali e da malintenzionati, è stato realizzato a Perdaxius. San Giacomo tiene nella mano sinistra una conchiglia. La Capasanta o conchiglia di San Giacomo è per eccellenza il simbolo del pellegrino, in particolare simbolo del Pellegrinaggio nella città di Santiago de Compostela. La conchiglia di San Giacomo doveva essere cucita sul mantello o sul cappello ed era l’indicazione o il simbolo da mostrare a tutti che il Pellegrino aveva raggiunto e visitato la tomba di San Giacomo.

Gli occhi sono realizzati con il carbonfossile proveniente dalla miniera di Serbariu di Carbonia. Il bastone è in legno di olivastro sulcitano.

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DARAJART pilot edition

By cherimus,
ph. Marco Colombaioni

ph. Marco Colombaioni

We were in Nairobi, at night time always in Riruta Satellite, at daytime often in Kibera, in Ndugu Mdogo. Cherimus was hosted by the NGO Amani, who works with street children, while running different rescue centres. We were there thanks to Marco Colombaioni’s visionary  idea. He came here several times as a volunteer and wrote a project for an international program of art residences based in these centres, Darajart. In the Swahili language, Daraja means ‘bridge’. He wanted to build a bridge for unlikely encounters between the art world and the pulsating life of Kibera in Nairobi, by inviting every year artists working with different media (music, writing, cinema and visual arts) to live and work in the largest slum of Sub-Saharan Africa.

We decided to put together the first Darajart pilot edition. This zero edition was meant to help us come into contact with the context and understand it better. We had just started to work there and we already had three projects.

The first one was a wall painting made on the facade of the centre. All the children hosted in Ndugu Mdogo contributed to its realisation. During a three-day workshop we asked them to draw their favourite objects on the wall and then to paint them. The wall got populated by an incredible number of fantasy inventions, which all together composed a puzzle of enormous animals, absurd signals and tiny unusual tangled characters, often overlapping with each other. You need to take your time to discover all the details hidden in this painting. The children realised their wall together with the artists: they had only left the street one month earlier, and now Ndugu Mdogo was their home, and the community their family. It was essential that they felt as the owner of their space. Above all, the wall is beautiful!

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The second project we did with the children in Ndugu Mdogo was a sort of big Chinese dragon, made of 27 roundish metal panels (two of which were bigger than the others and represented the head). During a workshop, we asked the children to think about their dreams, about how they imagine themselves in the future. Each of them drew and painted their dreams on the metal panels. Then we went with the children to the famous train-rails of Kibera, where you can enjoy a unique perspective on the slum. There they set up the panels and held them up,showing their dreams to the slum. Once we were back in Ndugu Mdogo, we tied up all the boards together, hanging them from the facade that they had painted. When the children will leave Ndugu Mdogo, this Dragon will follow them to Kivuli, another center run by Amani.

The third project was Santu Jacu, a wooden sculpture of St James, the patron saint of Perdaxius, realized in collaboration with the Kenyan wood carver Charles Nshimiyimana.

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Emotizoom

By cherimus,


Nel 2013 Cherimus è stata invitata da Paola Boccaletti a partecipare al progetto Mappe GeoEmotive, per la creazione di una mappa multimediale che fosse vissuta e costruita dagli abitanti dei paesi coinvolti.  

Emotizoom è una raccolta di schede e materiali multimediali pensati per il sito del Geoportale dell’Oltrepò Mantovano, prodotti direttamente da ragazze e ragazzi degli Istituti compresivi di Gonzaga e di Quistello-San Giacomo (Mantova) durante una serie di workshop tenuti da Derek MF Di Fabio, Isamit Morales e Simone Berti.

Ai giovani partecipanti è stato chiesto di individuare i propri luoghi del cuore ed esprimere il proprio punto di vista in maniera libera e fantasiosa, La mediazione degli artisti e l’utilizzo dei linguaggi della contemporaneità ha permesso ai partecipanti di approfondire il rapporto con il proprio territorio e di esprimere la propria esperienza del paesaggio in cui vivono. L’elemento statico della mappe geografiche si trasforma così in uno spazio dinamico dove condividere storie, esperienze, luoghi, attraverso contenuti nuovi, testuali, video e audio che diventeranno parte integrante del Geoportale.

Il 7 marzo 2015 a Gonzaga e il 28 marzo 2015 a San Giacomo si sono conclusi gli workshop con una piccola festa e presentazione dedicata al Geoportale e che ha visto presenti le classi che hanno realizzato Emotizoom. I giovani studenti hanno partecipato agli eventi finali travestiti del loro luogo preferito.

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So Close

By cherimus,


So Close è un progetto di Cherimus ed Espace Mass’art (Tunisi), nell’ambito del programma Tandem/Shaml–Cultural Managers Exchange, iniziativa di European Cultural Foundation (Amsterdam), MitOst (Berlino), Al Mawred Al Thaqafy (Cairo) e Anadolu Kültür (Istanbul), con il sostegno di Robert Bosch Stiftung (Germania), DOEN Foundation (Paesi Bassi) e Mimeta (Norvegia).

Il nome del progetto richiama la vicinanza geografica delle due associazioni così come la necessità di immaginare progetti insieme nonostante le difficoltà di scambio tra iniziative culturali tra i due paesi, così vicini e così lontani allo stesso tempo, separati da un mare che vuole essere un limite invalicabile piuttosto che un luogo di confronto e incontro.

Il progetto usa liberamente workshop artistici e teatrali, musica e improvvisazione per raccontare nuove storie che hanno al centro i bambini del quartiere di El Omrane (Tunisi) e i bambini di Perdaxius (Sardegna).
Salah Hammouda, Hatem Boukesra e Sawsan Louati di Mass’Art, insieme a Matteo Rubbi, Andrea Rossi, Emiliana Sabiu e Carlo Spiga di Cherimus, hanno realizzato due settimane di workshop a Tunisi (dicembre 2014) e a Perdaxius (marzo 2015). Dai workshop di Tunisi è nata una canzone originale creata dai bambini e dalla collaborazione tra i musicisti Maurizio Marzo e Francesco Medda (Cagliari) e Amin e Aymen Makni (Tunisi) dal titolo Aslema/Beslema. In Sardegna è invece nato lo spettacolo Teatro Forum a Perdaxius basato sulle storie dei ragazzi che hanno partecipato agli workshop che ha debuttato il 18 marzo 2015 negli spazi dell’oratorio del paese.
I musicisti Maurizio Marzo, Francesco Medda, Amin Makni ed Aymen Makni hanno realizzato la colonna sonora dello spettacolo.

Il Gioco dell’Oca di Marco Colombaioni al MAXXI e al MACRO di Roma

By cherimus,

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Cherimus tra MAXXI, MACRO e Nomas Foundation, porta a Roma Il Gioco dell’Oca di Marco Colombaioni

Il 29 – 30 – 31 ottobre al MAXXI nell’ambito del progetto Open Museum Open City a cura di Hou Hanru, Cherimus ha presentato l’opera Il Gioco dell’Oca di Marco Colombaioni nella sezione Esercizi di rivoluzione, curata da MAXXI e Nomas Foundation.

L’opera presentata a Roma è una riedizione dell’originale Il Gioco dell’Oca realizzata dall’artista Marco Colombaioni (1983, Milano – 2011, Ravenna) nel 2009 a Valledoria, in Sardegna, come un dipinto a cielo aperto nel quale chiunque poteva entrare a giocare. Un regalo al piccolo comune del nord Sardegna in cui l’artista aveva sostituito le classiche rappresentazioni nelle 63 caselle affrescandole con animali di ogni genere. La tavola da gioco diventava dinamica e coinvolgente, conducendo lo spettatore in un percorso di dimensioni ambientali. Cherimus, in occasione di Esercizi di Rivoluzione ripropone l’opera originale di Marco Colombaioni reinterpretandola in chiave performativa. Le caselle ospitano una giungla surreale di personaggi zoomorfi nati dal lavoro con la collettività e costruiti attraverso un fitto programma di workshop guidato dagli artisti di Cherimus che per tutto il mese di ottobre si sono alternati per raccogliere ed intrecciare la sapienza e l’immaginazione di mondi diversi. 

La tradizione delle maschere africane di Mali, Senegal, Nigeria o Gambia ha preso forma nel laboratorio di sartoria solidale delle signore di Ostia, la capacità progettuale delle ragazze del liceo artistico è stata reinterpretata attraverso l’immediatezza estetica delle donne provenienti da Bangladesh e Sudamerica, il tutto in un percorso di conoscenza e confronto teso alla produzione di un’opera condivisa.

Il Gioco dell’Oca di Marco Colombaioni è un percorso che si snoda negli spazi del MAXXI in cui le pedine sono gli stessi giocatori che si muovono su un tabellone composto di animali a volte assurdi e bizzarri ma che in sé conservano la vitalità del gioco sin dalla sua costruzione collettiva: una giungla di personaggi zoomorfi con cui i giocatori dovranno rapportarsi di volta in volta lungo il tragitto, verso il traguardo.

Ne Il Gioco dell’Oca di Marco Colombaioni non ci sono regole scritte, i giocatori si muovono sul percorso utilizzando una coppia di dadi e stabilendo autonomamente come relazionarsi alla casella-animale nella quale si trovano a sostare.

Il Gioco dell’Oca di Marco Colombaioni è un gioco che si anima già durante la sua realizzazione, ancora prima di essere presentato al museo: con la collaborazione di istituzioni e associazioni capitoline (centri di accoglienza per i rifugiati politici, associazioni di anziani, scuole) Cherimus ha costruito oltre ai costumi l’idea del gioco come forma di discussione e strumento di coesione sociale.

Hanno collaborato alla realizzazione e sostenuto il progetto Il gioco dell’oca di Marco Colombaioni:

A.T.I. Domus Caritatis – Casa San Bernardo, Roma, Auser Lazio – Laboratorio di Sartoria Solidale, Ostia, CARA Tivoli, CRS Caritas Roma – Centro Accoglienza Ferrhotel, Roma, Centro SPRAR Sant’Antonio, Centro SPRAR Valico, SPRAR Mostacciano, Roma, Coop Domus Caritatis – Roma, ICS “Daniele Manin”, Roma, IIS “Via Beata Maria De Mattias”, Roma, Liberi Nantes, Roma, MACRO DidatticaRoma, Re(d)cycleLab, Roma

con Alessandra Casadei, Leonardo Chiappini, Derek Maria Francesco Di Fabio, Cleo Fariselli, Edna Gee, Isa Griese, Valeria Frisolone, Michele Gabriele, Alice Mandelli, Marco Pezzotta, Matteo Rubbi, Emiliana Sabiu, Carlo Spiga.

Cherimus ha realizzato Il gioco dell’oca di Marco Colombaioni grazie alla sinergia tra il MAXXI (Museo nazionale delle arti del XXI secolo), il MACRO (Museo d’Arte Contemporanea, Roma) e la Nomas Foundation.

Il 5 febbraio alle 17.00

Cherimus / Valentina Vetturi – MACRO 2015 talk/ intervention

Cecilia Canziani e Ilaria Gianni (Nomas Foundation) con Giulia Ferracci (MAXXI – Museo Nazionale delle Arte del XXI secolo), Luigia Leonardelli in conversazione con Cherimus e Valentina Vetturi introduzione Rossana Miele MACRO – Sala Cinema, Via Reggio Emilia, 52. Talk 5 febbraio alle 17, ingresso libero.

 

Tutte le immagini sono di Leonardo Chiappini tranne la prima, di Alessandra Casadei.

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Côte à Côte comincia a Rabat

By cherimus,

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English below

Côte à Côte è un progetto proposto e curato da Susana Moliner Delgado della Companyìa e da Emiliana Sabiu di Cherimus. Côte à Côte intende di volta in volta mettere a confronto due artisti provenienti da diverse aree del Mediterraneo, invitandoli a realizzare un progetto comune al termine di un periodo di residenza. La prima edizione di Côte à Côte si svolge fra Rabat e la Sardegna e coinvolge Yassine BalbziouiMarocco e Matteo RubbiItalia. I due artisti hanno vissuto e lavorato insieme per tre settimane a Le Cube_Independent Art Room,  nel centro di Rabat confrontandosi quotidianemente con la città e dando vita ad uno scambio sia artistico che umano.

Il progetto di Rabat è partito dall’osservazione del cielo come luogo ideale dove la costa araba tocca la costa europea (Côte à Côte, appunto) e dove poter innescare un dialogo tra le due culture attraverso l’arte. Il cielo è infatti un perfetto esempio di scambio culturale tra linguaggi diversi ed epoche diverse, luogo di incontro pacifico tra mondo arabo e occidentale, tra i due emisferi del Mediterraneo. Le “due coste” di questo progetto sono i due cieli notturni, quello di Rabat, una grande città tra mare e deserto, e quello di Perdaxius, un paesino della Sardegna dove il cielo notturno ancora resiste, non è mai scomparso. Côte à Côte vuole cominciare da ciò che questi due luoghi hanno in comune.

Gli artisti hanno trascorso insieme tre intense settimane di lavoro durante le quali hanno avuto modo di mettere in discussione la propria pratica artistica anche attraverso l’incontro con la comunità locale. Côte à Côte è cominciato infatti con una performance alla biblioteca Nazionale di Rabat durante la riunione degli Stati Generali della Cultura in Marocco. Dal momento in cui Yassine e Matteo hanno visto lo spazio, hanno avuto l’idea di lanciare il I Festival Internazionale degli Aeroplanini di Carta. Uno modo diretto di interagire con il pubblico proponendo la costruzione di aeroplani di carta utilizzando vecchi giornali recuperati nella Medina di Rabat. La performance è iniziata dipingendo sul posto uno striscione che annunciava l’avvenimento. Questa tela di circa quattro metri, una creazione in comune fra i due artisti, raffigura alcune costellazioni presenti nel cielo fra Rabat e Perdaxius. Le costellazioni sono spesso rappresentate da animali, sia nell’immaginario occidentale che in quello arabo: per questo lo sfondo dello striscione si popola di orsi, balene, aquile, pesci, scorpioni.

Prima ancora che la tela fosse finita, gli artisti hanno invitato i partecipanti a lanciare i propri aeroplani invadendo lo spazio asettico della biblioteca nazionale. Questa piccola invasione è diventata il punto di partenza per il prosieguo del lavoro insieme che si è tradotto in un’esposizione a Le Cube, independent art room di Rabat, in cui è visibile la grande tela dipinta, uno slideshow con le immagini della performance e i trofei destinati ai vincitori di questo favoloso festival.

In occasione della mostra, è stato pubblicato un catalogo edito da Le Cube – independent art room, che contiene anche il testo che lo scrittore e curatore Simon Njami ha dedicato all’evento, e la cui versione digitale si può sfogliare qui. 

In concomitanza con l’inaugurazione della mostra a Le Cube, inaugura presso l’istituto Francese di Rabat una mostra dedicata a Yassine Balbzioui che al suo interno ospita una piccola rassegna video che racconta i progetti più significativi di Cherimus. L’inaugurazione sarà introdotta da una tavola rotonda in cui gli artisti e i curatori approfondiranno l’idea del progetto.

Opening: giovedì, 20 novembre 2014,

h 17.00 : Bissap Apero Connexion, Instituto Francese di Rabat: tavola rotonda con gli artisti e i curatori

h 19.00: Opening della mostra “Côte à Côte”, Le Cube – independent art room, Rabat

Tutte le foto sono di Baptiste de Ville d’Avray , che ringraziamo infinitamente.

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Le Cube – independent art room launches the second edition of the “curators zone” with the project “Côte à Côte” by the artists Yassine Balbzioui and Matteo Rubbi Since 2013 Le Cube – independent art room aims to highlight the curatorial practice by inviting curators bringing new visions and dimensions to Le Cube. The selected curator has “carte blanche” to install a temporary project, the result of a process of reflection during a residence period at Le Cube. For the second edition of “curator’s zone” Susana Moliner, member of La Companyia, a group of Spanish curators, in partnership with the Italian Association Cherimus organizes the project “”Côte à Côte” during her stay in Rabat from November 1 to December 22, 2014 with the opening of an exhibition on November 20. “Côte à Côte” is a collaboration project in situ realized by the Italian artist Matteo Rubbi and the Moroccan artist Yassine Balbzioui. The first phase will take place in Rabat, afterwards in Perdaxius, Sardinia, where the artists will deal with the social and subjective process that unfolds between these southern coastal cities. For their research the sky becomes the basis of reflection for Yassine Balbzioui and Matteo Rubbi. The common space between the hemispheres of the Mediterranean Sea and the Atlantic Ocean. The night sky as a physical place where the two “coasts” can encounter, where it is possible to start a dialogue between the artists and the two communities that will be involved in the project. Both night skies: the one of Rabat and the one of Perdaxius. The first belongs to a big city, between the mountains and the desert; the second is located at the coast of Sardinia, where the night sky is still resisting without ever missing. In this unexplained common heritage Yassine Balbzioui and Matteo Rubbi will try to understand the areas where life is happening, breathing, the spaces where the daily life escapes the pure and rigid identity lines. Encountering the “côtes” (coasts) that regulate as well as the “côtes” that conduce to breathe, to be lived. The exhibition was organized with the support of DE.MO./MOVIN’UP I sess. 2014, by MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO: Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, Direzione Generale per lo spettacolo dal vivo and GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani. Opening on Thursday, November 20, 2014 at 6.30pm with the presence of the artists, Susana Moliner from La Companyia and Emiliana Sabiu of Cherimus at Le Cube – independent art room. Project presentation and round table with the artists, Susana Moliner from La Companyia, Emiliana Sabiu from Cherimus and Elisabeth Piskernik, Friday, November 21, 2014 at 7.30pm at Le Cube – independent art room.

Le Cube : www.lecube-art.com

Matteo Rubbi: www.matteorubbi.info

Yassine Balbzioui: www.yassinebalbzioui.com

La Companyia: www.lacompanyia.org

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