Amy Sow

By cherimus,

Amy Sow, artista visiva e attivista di Nouakchott, Mauritania, ha chiuso il ciclo di quattro laboratori del progetto I giardini possibili.

Il racconto del suo impegno nella lotta contro la violenza sulle donne, e della centralità che nel suo lavoro occupa la tutela dell’infanzia attraverso l’educazione all’arte è stato un dono prezioso per noi e per tutti i bambini che l’hanno accolta con calore durante le sue due settimane in Sardegna.

L’arte per Amy è uno strumento irrinunciabile per l’affermazione di sé, per la liberazione dell’individuo per la lotta contro l’ineguaglianza e l’ingiustizia. Essere artista in Mauritania è molto difficile, ci ha detto, essere donna e artista lo è ancora di più. Il suo sogno è quello di creare l’accesso all’educazione artistica, per tutti, soprattutto per i bambini e per i ragazzi che non hanno questa possibilità. Art Gallé è nata così, da un sogno. Una casa per l’arte costruita con materiali di recupero, soprattutto legno, che accoglie tutti, che invita all’incontro, allo scambio di idee e di esperienze. Amy Sow ha parlato ai bambini del suo bellissimo sogno realizzato e di tutte le difficoltà incontrate lungo il percorso e ha risposto alle loro mille domande. Ha raccontato di come il suo lavoro sia una forma di lotta e resistenza contro forme di oppressione e violenza come i matrimoni precoci ancora molto diffusi in Mauritania e contro le discriminazioni di genere.

La seconda settimana i bambini sono tornati nei loro giardini e insieme a Amy hanno costruito con le loro mani, in grande, i loro sogni. Per una settimana lo spirito di Art Gallé, il sogno di Amy, ha animato noi di Cherimus e tutti i bambini. Con canne di Arundo Donax e materiali recuperati alla piattaforma ecologica di Iglesias, tempere e pennelli i bambini hanno dato forma concreta alle loro idee maturate nel corso di tre mesi di laboratori.
Ecco il “muro sonoro” di Domusnovas, che trasforma la classe in un grande strumento musicale fatto di coloratissime canne sospese. Ecco le porte/sculture del fantasioso campo da gioco di Villamassargia costruite in scala 1:1, e subito utilizzate per inventare nuovi giochi.
Il sogno di disegnare nel proprio parco e di organizzare una mostra annuale tra gli alberi diventa realtà a Musei: ogni alunno sceglie un compagno da ritrarre e da cui farsi ritrarre; ecco una fila di volti, una vera e propria galleria di ritratti en plein air apparire tra albero e albero, diventare il cuore di una piccola festa mattutina.
Iglesias dà corpo a un personaggio importante, a una donna che ha lottato per poter essere libera di pensare: una gigantesca Ipazia di più di 5 metri, stilizzata come una costellazione, passeggia miracolosamente per il parco di Iglesias e ci consente di vedere oltre le case grazie ad una camera posizionata sui suoi occhi.

Per un breve attimo i sogni sono realizzati, i giardini possibili sono diventati, grazie ai bambini e ad Amy Sow, delle piccole utopie realizzabili.

Amy Sow spiega Art Gallé a Iglesias
Un abbraccio con i bambini di Iglesias
Amy Sow risponde alle domande dei bambini di Musei. Foto di Margherita Riva
Amy Sow osserva i materiali prodotti dai ragazzi nei precedenti workshop.Foto di Margherita Riva
Amy Sow monta le canne nella classe di Domusnovas. Foto di Margherita Riva
Le canne di Arundo Donax trasformano l’aula di Domusnovas in un grande e coloratissimo strumento musicale. Foto di Margherita Riva
I bambini di Domusnovas suonano le canne della loro installazione sonora. Foto di Margherita Riva
I bambini di Domusnovas suonano le canne della loro installazione sonora. Foto di Margherita Riva
La porta “Triangolo” del nuovo gioco immaginato dai bambini per il parco di Villamassargia. Foto di Margherita Riva
una palla viene lanciata verso la porta osso-microfono. Foto di Margherita Riva
I bambini davanti alla porta gattorso, pronti a giocare. Foto di Margherita Riva
Sullo scuolabus verso il parco di Iglesias. Foto di Margherita Riva
Osservatorio Ipazia in costruzione
Foto di gruppo con Ipazia. Foto di Margherita Riva

Amy Sow

Oscillant entre le figuratif et l’abstrait, j’adore les sujets relatifs au vécu de la femme. Je dénonce les violences faites à ces dernières. Ce phénomène est toujours d’actualité, même dans les lieux où les gens sont plus émancipés la femme est toujours violentée. Peindre pour moi est la meilleure façon d’exprimer ma liberté. Une liberté que voudrais vivre pleinement et que je souhaiterais à toutes les femmes qui peuplent ses contrés.

Amy Sow

Alternando figurativo e astratto, amo le tematiche legate al vissuto dalle donne. Denuncio la violenza fatta nei loro confronti: questo fenomeno è sempre di stretta attualità. Anche nei luoghi dove le persone sono più emancipate la donna è sempre oggetto di violenza. Dipingere per me è il modo migliore per esprimere la mia libertà. Una libertà che vorrei vivere pienamente e che auguro a tutte le donne del mondo.

Amy Sow

Amy Sow è artista visiva e attivista per i diritti delle donne

Nel 2017 costruisce e apre Art Gallé, uno spazio interamente realizzato in legno dedicato alla promozione dell’arte e degli artisti di tutta la Mauritania. Obiettivo del progetto è quello di offrire uno spazio dove ognuno possa sentirsi a proprio agio ed esprimersi attraverso l’arte, imparare, scambiare idee e crescere, in un contesto purtroppo privo di luoghi dove potersi formare alle arti visive. Il nome dello spazio significa nella lingua pular “torna a casa”.

Il suo lavoro, prevalentemente pittorico, è indirizzato soprattutto alle donne più emarginate e indifese, vittime di violenze: il lavoro di Amy parla direttamente a loro e mira a sensibilizzare la società e le istituzioni che ancora non combattono efficacemente gli episodi di violenza e discriminazione verso le persone più vulnerabili.

Nel 2019 è stata scelta dal quotidiano Le Monde tra le 5 personalità africane da seguire e la rivista New African l’ha indicata tra le 100 personalità dell’anno dell’intero continente Africano nella sezione Arts et Culture.

Amy Sow visita il giardino di Domusnovas

Caro Giacomo 2017

By cherimus,

10 anni di Caro Giacomo
CIAK! Kibera nel Sulcis

Cherimus come ogni anno, a luglio, inaugura Caro Giacomo 2017, un progetto artistico annuale che, dal 2008, è occasione di incontro fra artisti provenienti da tutto il mondo e il piccolo Comune del Sulcis per contribuire alla festa patronale.
Nel 2017 Caro Giacomo celebra il suo 10° anniversario con la presentazione di CIAK! Kibera – un progetto di cooperazione internazionale tra la Sardegna e il Kenya.

Il video “Bisu ndoto” realizzato a Kibera, Nairobi, è stato presentato in occasione di una presentazione al paese che ha visto la partecipazione di Arrogalla, Makika e i Don Leone in un concerto nella Piazza di Perdaxius.

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Arrogalla e Makika in concerto a Perdaxius, sullo sfondo Charles Nshimiyimana mentre realizza la statua di Santu Jacu

 

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Donato Cherchi e Matteo Leone, alias, i Don Leone

Con CIAK! Kibera, Cherimus ha creato un ponte tra la Sardegna e Kibera, una tra le più estese baraccopoli del Kenya. Nel mese di febbraio 2017 Cherimus ha incontrato e lavorato con studenti delle scuole di Iglesias insieme ai ragazzi richiedenti asilo ospitati da Casa Emmaus. Nel mese di aprile 2017, a Nairobi si sono svolti laboratori di sceneggiatura, regia, scenografia e musica con ex bambini di strada proprio a partire dalle idee e riflessioni nate in Sardegna.

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Titus “The Dream Catcher” è il protagonista nel videoclip BISU NDOTO Foto di Vince Cammarata

Il punto di partenza del progetto sono i sogni dei ragazzi, che hanno preso forma nel video che è stato presentato a Caro Giacomo 2017. La sceneggiatura è stata realizzata durante i laboratori dallo scrittore e giornalista Guido Bosticco, le riprese sono del regista Andrea Canepari, le scenografie sono dell’artista Derek MF di Fabio e la colonna sonora è curata da Francesco Medda – Arrogalla.

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Francesco Meda “Arrogalla” durante i laboratori nel Production Studio di Kivuli, con Charles “Sober Boy” Kaylech, Hussein Farouk “the tall guy” Ali, Idris Abdul Ismail, Mopel “Original Xloader”

BISU NDOTO, in vinile e digitale, è disponibile online e durante le presentazioni.

Le musiche sono state composte da Arrogalla e il packaging è di Derek MF di Fabio

L’edizione Caro Giacomo 2017 è organizzata da Fiammetta Caime, Matteo Rubbi, Emiliana Sabiu, Carlo Spiga (Cherimus), con il contributo del Comune di Perdaxius.
Il progetto CIAK! Kibera è stato realizzato in collaborazione con il Comune di Perdaxius, il Comune di Narcao, Associazione Casa Emmaus, Teatro di Sardegna, Ong Amani, Associazione Koinonia di Nairobi.
CIAK! Kibera è finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna, Legge Regionale 11 aprile 1996, n. 19 , Norme in materia di cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e di collaborazione internazionale.

Bisu Ndoto: il video

By cherimus,

Un bambino osserva il quartiere di Kibera dall’alto, lo indica, il suo dito come un’antenna. Lo sguardo è determinato: monta come uno strano apparecchio sulla testa, da lì partono dei fili che arrivano dritti alla mano-radar: una tecnologia di cui non sappiamo nulla. Questo personaggio esplora le stradine di Kibera, saluta pugno contro pugno i passanti e scatena il sogno che questi si cullano nella testa. Eccoli uno dopo l’altro, i sogni: il supereroe Mr Impossible (e tutti gli altri supereroi di Kibera, progetto del collettivo di artisti Maasai Mbili), lo stilista per supereroi, il progetto di un viaggio sulla Luna con astronavi fatte di Ugali (polenta tipica del Kenya) per fare festa con gli alieni, un ingegnere abilissimo e una pilota aerospaziale pronti a raccogliere la sfida; l’acrobata, Dj Max che si esibisce sui Matatu, la cantante Beautiful Stranger che incide il suo primo singolo e tanti altri. Il bambino che legge i sogni raccoglie dietro di sé tutti i bambini della città e il tutto alla fine si trasforma in una grande festa, avvenuta veramente, nel mezzo del quartiere di Kibera, tra i suoi negozietti, i suoi bar, le sue chiese e moschee, le sue mille attività artigianali.

Bisu Ndoto, il titolo del videoclip, vuol dire “sogno” in sardo e swahili, e raccoglie le due due anime del progetto, che ha preso avvio con alcuni laboratori nelle scuole ad Iglesias, Sardegna, nel febbraio del 2017, e che ha vissuto la sua fase centrale e finale con i laboratori di cinema, arte e musica a Nairobi.

Il video si basa sui sogni di un gruppo di bambini e ragazzi provenienti dai centri di recupero di Kivuli e Ndugu Ndogo: Albert, Allan, Amos, Arafat, Cate, Cristal, David, Dennis, Domitila, Douglas, Evan Kibe, Jeremy, Mary, Michael “MC Barr” Barnabe, Newton, Peter, Phylis, Rebecca, Samuel, Samuel, Sarah, Shedrak, Stella, Stephen, Simon, Teddy, Titus, Vanessa. Hanno partecipato al video Maasai Mbili, con il loro progetto “The Superheros of Kibera” e Njung’e Peter.

Il video è stato girato e montato con i ragazzi come protagonisti dal regista Andrea Canepari, con il supporto di Guido Bosticco, Guido Mariani, Cherimus e degli stessi ragazzi.

La musica, prodotta da Francesco Medda nello studio di registrazione di Mega Link Ent di Kivuli Center, contiene i contributi di: Charles “Sober Boy” Kaylech, Hussein Farouk “the tall guy” Ali, Idris Abdul Ismail, Mopel “Original Xloader”, Carlo Spiga “Makika”, Guido Bosticco and Andrea Canepari. Il missaggio è stato realizzato da Francesco Medda “Arrogalla” e Carlo Spiga.

I costumi e gli oggetti di scena sono stati realizzati durante workshop guidati da Derek MF Di Fabio. Le storie sono state scritte e messe in scena durante workshop diretti da Andrea Rossi, Matteo Rubbi e Emiliana Sabiu. Le fotografie di scena sono state realizzate da Vincenzo Cammarata.

Hanno collaborato alla realizzazione degli workshop e del videoclip: Chiara Avezzano, Fiammetta Caime, Camilla Garelli, Vincenzo Cammarata, Jack Matika, Boniface Okada, Niccolò Terzi. Un grazie speciale ad Alberto Colzani per il suo supporto.

Sarah, Vanessa, Domitila, Rebecca e Phylis durante le riprese del volo spaziale. Foto: Vince Cammarata
Sarah, Vanessa, Domitila, Rebecca e Phylis durante le riprese del volo spaziale. Foto: Vince Cammarata
Sarah, Vanessa, Domitila, Rebecca e Phylis durante le riprese del volo spaziale. Foto: Vince Cammarata
Sarah, Vanessa, Domitila, Rebecca e Phylis a Kibera. Foto: Vince Cammarataa
Foto di gruppo all’ingresso di Kivuli Center. Foto: Vince Cammarata
Titus durante le riprese a Kibera. Foto: Vince Cammarata
Rebecca e Phylis nel matatu prima del concerto di Dj Max/Peter. Foto: Vince Cammarata
I “Superheroes of Kibera”. Foto: Vince Cammarata
I “Superheroes of Kibera”. Foto: Vince Cammarata
Phylis. Foto: Vince Cammarata

Bisu Ndoto: il 45 giri

By cherimus,

La colonna sonora del video Bisu Ndoto è il risultato dei workshop musicali guidati da Francesco Medda. Il musicista sardo ha lavorato insieme a Charles Kaylech, Hussein Farouk Ali, Idris Abdul Ismail e Mopel nel production studio di Kivuli Center (Mega Link Entertainment). Oltre alle voci e alle parole dei musicisti coinvolti il brano è fortemente caratterizzato da una ricerca avvenuta sul campo dei suoni del quartiere e della città. Per tutto il mese di aprile, il workshop non si è fermato un attimo: ha raccolto suoni e luoghi, le ore del giorno e della notte, ha intrecciato i passi di Charles, Farouk, Idris e Mopel tra le vie della città, ne ha intrecciato le lingue: Maasai, Kiswahili e Sweng, lo slang di alcuni quartieri di Nairobi che combina Inglese e Swahili. Il brano ha visto anche la collaborazione di Carlo Spiga, la cui trunfa sarda accompagna la voce di Mopel all’inizio del brano, di Guido Bosticco e Andrea Canepari.

Il brano finale, prodotto da Francesco Medda e mixato insieme Carlo Spiga è diventato il lato A del 45 giri “Bisu Ndoto”, e una delle tracce di un album che raccoglie e mette in luce i preziosi contributi dei giovani musicisti Keniani. I ragazzi coinvolti nel workshop musicale sono tutti all’inizio del loro percorso professionale dopo aver scelto di lasciare la vita di strada e di intraprendere un lungo percorso riabilitativo ed educativo nei centri di Koinonia Community. Il brano è stato inciso e prodotto nello studio di produzione Mega Link Ent, gestito tra gli altri da Idris Abdul Ismail e Hussein Farouk Ali.

Proprio dei musicisti Hussein Farouk “the tall guy” Ali e Idris Abdul Ismail riportiamo le parole dei loro pezzi:

 

Idris Abdul Ismail

 

Kama kawa ida
Kama kata gave inanilipa tax ushuru
Niko zile za icecream na kupiga nduru
zile za kubangaiza na ku park Uhuru
ju kwa rap naingiza paper si ma ndururu
daily on air ka arufu ya samaki
design na ongea ni ile ya Kibaki
niko left na right ka mse ameachiwa haki
ku outshine ma mc ka vitu sitaki
so nipate ju ya banana nikikula ndizi
ju mtaa wanani support na ulizi

 

Come al solito
Come al solito il governo mi paga le tasse
(significa: come al solito pago le tasse del governo – in senso ironico)
mi sto gustando un gelato e mi diverto in giro (gridando)
perdo tempo al parco di Uhuru
quando rappo faccio soldi (banconote) non spiccioli
sto tutto il giorno nell’aria come l’odore di pesce
il mio modo di parlare è come quello di Kibaki
(parlo come Kibaki)
dappertutto sono libero come chi ha visto riconosciuti i propri diritti
eclisso tutti gli altri rapper (musicisti) come tutto quello che non voglio (che non mi piace)
così mi trovi sopra una banana mentre mangio una banana
perché la mia famiglia mi aiuta e mi dà sicurezza
stizza ascolta

 

Hussein Farouk Ali

 

I look up to the mirror and I see
I see myself standing I’am the new born king
Haters talking mad they are talking more about me
But the truth of the matter nobody knows about me
And music is my life ne mu manyire nyi vosi
– e lo sanno tutti – everybody knows that –
the way I spit the rimes people think I’m from Jozi
Holla we holla we aint flossing
Ata mama manyire mi ni murosi
– even my mam knows I am the best –
The way I spit rimes flow rimes I am a bola
hold up
the true definition of a bola
hold up
I’m flipping the game i’m changing the game I make you go insane
I am looking kind a young but I bet I am the king
I’m Obama my speakers make you go astray
I’m Osama my name makes you feel the pain
because I was born a star
I was raised a star
from 0 to 100 now I own my stuff

Ciak! Kibera: I laboratori

By cherimus,

Alcune immagini dagli workshop di scrittura, di messa in scena, di costruzione dei costumi e degli oggetti. 19 racconti e 19 sogni prendono lentamente vita: storie di piloti, ingegneri, inventori, Dj, supereroi, viaggiatori, acrobati, cantanti, stilisti, poeti, sportivi.

Nel frattempo nel production studio di Mega Link Entertainment, sempre a Kivuli Center, Francesco Medda incontra i musicisti Charles Kaylech, Hussein Farouk Ali, Idris Abdul Ismail e Mopel e cominciano a provare i pezzi del brano che diventerà la colonna sonora del videoclip Bisu Ndoto…

 

Titus impegnato a completare la sua storia

 

 

Alcuni dei sogni scritti dai ragazzi esposti nel laboratorio di Kivuli Center

 

Tonny e Stephen AKA Mr Impossible visitano l’ufficio dell’ingegnere Amos e dei suoi assistenti (Alan e Domitila) per coinvolgerlo nella costruzione della navicella spaziale. Messa in scena di alcune storie durante gli workshop a Kivuli Center

 

Prima fase del laboratorio di costruzione dei costumi

 

Paul, Shedrak e Titus vestiti da abitanti della Luna

 

Domitila e Rebecca aiutano Vanessa nei preparativi per le riprese del suo sogno

 

Fasi di lavorazione del costume di Mr Impossible

La maschera di Mr Impossible disegnata da Shedrak

 

Francesco Medda nel production studio di Kivuli con Idris, Farouk e Mopel

 

Idris Abdul Ismail

 

Hussein Farouk “the tall guy” Ali

 

Charles “Sober Boy” Kaylech

 

Mopel “Original Xloader”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Superheros of Kibera

By cherimus,

Durante la realizzazione di Bisu Ndoto, Cherimus ha collaborato con il collettivo artistico Maasai Mbili (M2), fondato nel 2001 da Otieno Gomba e Otieno Kota nel quartiere di Kibera, e con il collettivo Nyota Arts Group.

Il loro bellissimo progetto “Superheros of Kibera”, con il quale i bambini vengono direttamente coinvolti nell’immaginare se stessi come supereroi per trasformare il loro quartiere, è infatti entrato nel sogno di uno dei ragazzi raccontati dal videoclip Bisu Ndoto. Stephan, AKA Mr Impossible, è stato accolto nelle fila dei mitici supereroi di Kibera. Il video ci mostra il momento magico della loro vestizione, della loro trasformazione in supereroi: costumi scintillanti, sguardo determinato, superpoteri pronti a scatenarsi per combattere l’ingiustizia e per difendere i più deboli. C’è chi, come Squid1, salva le persone durante gli incendi che affliggono Kibera, chi come Wonder Woman, riesce a leggere la verità nelle menti di tutti riportando l’onestà e la pace nella società. Il progetto è nato per dare centralità ai bambini del quartiere, dare spazio e legittimazione alla loro voce e potere alla loro immaginazione: la possibilità preziosa di poter essere ciò che vogliono, ciò che sognano, pensando in grande. “we want to show to this kids that you can be the Bat Man in your community, you can transform your community” spiega in un’intervista l’artista Steve Nyenze di Nyota Arts Group, altro collettivo coinvolto nel progetto. Attraverso il disegno, la pittura, e le tante pratiche dell’arte trasmesse durante gli workshop guidati dagli artisti del collettivo Maasai Mbili e Nyota Arts Group i bambini hanno potuto costruire se stessi come supereroi e non solo attraverso un costume, acquistando fare la differenza nella loro vita e in quella degli altri.

 

Clicca qui per visualizzare il video realizzato dall’emittente Aljazeera sul progetto.

 

 

Cos’è MAASAI MBILI

Maasai Mbili è un collettivo di artisti e un centro d’arte e comunità attivo dal 2001 nel cuore di Kibera, Nairobi.

La pittura è il cuore delle pratiche artistiche di M2  Tuttavia M2 è impegnato anche in progetti di sensibilizzazione della comunità, lavori concettuali, moda, film, tecnica mista, musica, fotografia e scultura. Il lavoro creato, insieme agli artisti, attraversa il mondo dell’arte locale, nazionale e globale.

Negli anni M2 ha attirato molti artisti – molti dei quali provengono da questo insediamento informale. M2 ha una relazione continua e autentica con il quartiere e la sua gente – costituendo ad oggi il collettivo di artisti più significativi a Kibera. Un altro importante elemento è il suo posizionamento nella vita comunitaria. Il centro d’arte ha le sue porte sempre aperte: la gente visita quotidianamente M2 – alcuni discutono di problemi e cercano consigli, altri socializzano e per alcuni un momento di ​​sollievo è prezioso. Tutti possono, in una forma o nell’altra partecipare dell’arte di M2. M2 è quindi un centro d’arte e un prezioso spazio culturale della comunità.

Il lavoro nel quartiere che M2 ha fatto dopo le violenze post-elettorali del 2007/08 è quello per il quale sono più conosciuti. Gomba ricorda così quel periodo: “Sono venuto nel mio studio, ho guardato i miei pezzi e ho sentito che stavo ingannando il mondo. Dentro il centro era tutto calmo e pacifico. Ma fuori c’erano rovine, persone arrabbiate, bambini traumatizzati. Quindi in quel periodo abbiamo usato l’arte come strumento di guarigione. “L’artista di M2 Solo7 (Solomon Muyundo) aveva cominciato a dipingere centinaia di slogan di pace, come PEACE WANTED ALIVE e KEEP PEACE, in tutta Kibera. Poco dopo M2 ha sviluppato il progetto ‘Art4Peace’ – dirigendo laboratori di pittura murale per bambini e  nelle strade di Kibera e in edifici bruciati. Il progetto ha ri-umanizzato questi spazi attraverso il colore, le immagini e il testo che richiamavano lo sforzo per ricostituire la pace. L’arte era una terapia per i bambini che erano stati traumatizzati. Rabala ricorda così il progetto di Art4Peace: “Attraverso la loro arte, i bambini discutevano delle loro possibilità e speranze. Perfino i genitori videro che il lavoro che stavamo facendo era qualcosa che poteva portare pace e armonia. “Queste iniziative furono ampiamente trattate dai media e coinvolsero gli artisti nella vita della comunità. I residenti che erano stati curiosi prima, sebbene non fossero mai troppo sicuri di cosa stessero facendo questi artisti, ora vedevano M2 come un modello di riferimento nella società.

Il ruolo che l’artista ha, o gioca, nella società è sempre una domanda intrigante. Nel libro ‘Artist the Ruler’ il poeta e scrittore ugandese Okot p’Bitek parla di artisti come di “creatori fantasiosi del loro tempo, che formano la coscienza del loro tempo. Rispondono in modo profondo e intuitivo a ciò che sta accadendo, a ciò che è successo e a ciò che accadrà “. Gli artisti di M2 condividono chiaramente qualcosa di questa definizione. Allo stesso modo, a volte, sono evidentemente agenti di un cambiamento sociale creativo. Nonostante questo gli artisti di M2 sono modesti quando parlano del loro ruolo nella società. Ad esempio, un artista secondo Mbuthia è “qualcuno che non vive nel sistema. Ma tu soffri in questo ruolo “. Allo stesso modo, afferma Stero: “Penso che il ruolo primario sia quello di soffrire, perché noti tutto. Sai che l’artista è sempre sveglio, si guarda intorno, vede e capisce cosa sta succedendo in ogni momento. ”

Estratto da un ampio articolo pubblicato su africanah.org; clicca qui per leggere l’articolo completo in inglese.

SUPERHEROS OF KIBERA

‘Supereroi di Kibera’ è un progetto artistico multidisciplinare che coinvolge i bambini nella creazione dei propri supereroi locali. L’obiettivo generale del progetto è di utilizzare l’arte come mezzo per identificare e affrontare questioni di interesse pubblico, per aumentare la consapevolezza e approfondire la conoscenza delle questioni sociali. Nel fare questo, il progetto vuole incoraggiare nuovi modi di percezione, per dirci chi siamo e chi potremmo essere. Il progetto si svolge a Kibera, uno dei più grandi insediamenti informali del Kenya ed è coordinato da Maasai Mbili e Nyota Arts.

Questo progetto arriva in un momento in cui la società si sta apparentemente muovendo verso una cultura di pervasivo interesse personale e passività auto-indulgente. Le persone tendono a essere spettatori piuttosto che partecipanti, e in genere preferiscono accettare lo status quo o abbracciare soluzioni semplici piuttosto che puntare su un cambiamento reale. Ma questa non è quello che fa un supereroe. I supereroi sono spesso descritti come coloro che perseguono la giustizia, difendono gli indifesi o aiutano quelli che non possono farcela da soli. Mostrano coraggio, determinazione, perseveranza, spirito di squadra e creatività. Non accettano la sconfitta. Non si arrenderanno mai. Credono in se stessi e nella loro causa, e vanno fino in fondo per raggiungere i loro obiettivi. Non fanno i supereroi perché è popolare. Lo fanno perché è giusto. L’immagine di un supereroe e il loro carattere morale ci mettono di fronte a qualcosa a cui possiamo aspirare nelle nostre vite.

Ma quali sarebbero i supereroi dei giovani di Nairobi se ai giovani fosse data l’opportunità di creare un loro proprio supereroe? Che forma avrebbe questo supereroe? Inoltre, quali sono le sfide e i problemi che i giovani e le loro comunità devono affrontare e che questi supereroi potrebbero aiutare a fronteggiare e a risolvere?

Questo progetto risponde a queste domande coinvolgendo i giovani di Kibera in una serie di laboratori artistici in ​​cui i ragazzi creeranno i loro propri supereroi. I loro supereroi sono stati immaginati immaginati e hanno preso forma attraverso il disegno, la pittura, il costume, la fotografia e il cinema film. Esplorando chi, o cosa, è un supereroe, il progetto attingerà anche agli atti eroici di coloro che vivono e lavorano intorno a noi ogni giorno.

Queste attività forniranno l’opportunità di sviluppare giochi di ruolo, momenti legati all’espressione creativa e alla sperimentazione in cui i giovani non solo apprenderanno e metteranno in pratica le loro capacità artistiche, ma esploreranno anche le nozioni di giusto e sbagliato, le responsabilità civiche e – attraverso il concetto di supereroe – il tipo di persona che loro, e i loro concittadini, possono e vogliono diventare. Questo progetto vuole gettare nuova luce sulle condizioni attuali dell’umanità, offrire una nuova prospettiva e dare una risposta nel presente, mentre viviamo le nostre vite. Pensando ai “supereroi di Kibera”, potremmo allargare i nostri orizzonti mentali, sostenere la nostra determinazione morale, e anche divertirci allo stesso tempo.

Traduzione della descrizione del progetto contenuta nella pagina Facebook: clicca qui per leggere contenuto originale

 

 

 

 

CARO GIACOMO 2016

By cherimus,

In occasione della festa patronale di San Giacomo e Sant’Anna a Perdaxius, Cherimus invita in residenza dal 2008 artisti da tutto il mondo per partecipare alla manifestazione Caro Giacomo, che trasforma il paese in un laboratorio a cielo aperto. Quest’anno il progetto è incentrato sulla nuova statua del santo patrono del paese, San Giacomo.

Nel 2014 infatti la statua del patrono si frantuma accidentalmente durante la processione per un festone di bandierine troppo basso. Nel maggio successivo Cherimus si trova a Nairobi per la residenza Darajart e decide di realizzare una nuova statua per Perdaxius. Durante il mese di residenza gli artisti Derek Maria Francesco di Fabio, Matteo Rubbi e Emiliana Sabiu, lavorano con un gruppo di intagliatori rifugiati ruandesi, tra cui Charles Nshimiyimana, per realizzare il nuovo Santo in legno di jacaranda.

La statua, frutto di una ricerca comune fra gli artisti di Cherimus e gli artigiani ruandesi, è sintesi di diverse sensibilità, quella ruandese di provenienza e quella sulcitana di destinazione. Una volta arrivata nel Sulcis la scultura è stata dipinta dall’artista Carlo Spiga e completata con l’aiuto di alcuni abitanti di Perdaxius durante Caro Giacomo 2015. Gli occhi sono di carbonfossile, estratto dalla miniera di Serbariu di Carbonia.

In occasione della festa patronale del 2015, Cherimus ha donato l’opera al paese di Perdaxius, dove è stata accolta ed esposta nell’antica chiesa campestre di San Giacomo.

Quest’anno la statua verrà portata in processione per la prima volta. Per rafforzare il legame tra la nuova statua e la comunità, Cherimus, in collaborazione con l’associazione locale Su Nuraghe, inventa “Su pani de Santu Jacu”, un pane pensato appositamente per l’occasione come rivisitazione delle tradizioni locali, che sarà distribuito fuori dalla chiesa nei giorni della festa.

La storia del Santo e la festa sono i protagonisti di un documentario della regista Vanina Lappa che, in collaborazione con gli artisti di Cherimus e del poeta improvvisatore Francesco Capuzzi, sta trasformando l’intero paese in un set per la realizzazione di un lungometraggio.

Partecipano a Caro Giacomo 2016 gli artisti Simone Berti, Derek Maria Francesco di Fabio, Marco Pezzotta, Andrea Rossi, Matteo Rubbi, Carlo Spiga e la regista Vanina Lappa. Partecipano, inoltre, Miriam Calabrese, Giorgio Cellini, Camilla Garelli e Chiara Peru, alcuni dei componenti di OUT44, progetto curatoriale con base a Milano.

Darajart, è una residenza per artisti internazionali negli slums di Nairobi, ideata da Marco Colombaioni, realizzata da Cherimus in collaborazione con AMANI (Ong attiva in Kenya in progetti di recupero per bambini di strada).

Ph: Giorgio Cellini

Preparativi per la festa del patrono. Ph: Giorgio Cellini

Ph: Camilla Garelli

Piazza Dante, Perdaxius. Ph: Camilla Garelli

Ph: Camilla Garelli

Ph: Camilla Garelli

Ph: Giorgio Cellini

Produzione del pane “Cocoi” con Associazione Su Nuraghe. Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Ph: Fiammetta Caime

San Giacomo di Pane Cocoi. Ph: Fiammetta Caime

Ph: Fiammetta Caime

Cesta con “Su pani di Santu Jacu”. Ph: Fiammetta Caime

Ph: Fiammetta Caime

La regista Vanina Lappa al lavoro presso Bar Trullu. Ph: Fiammetta Caime

Ph: Giorgio Cellini

Processione di San Giacomo. Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Ph: Giorgio Cellini

Cherimus in residenza al Campus di Savona

By cherimus,

30 savona

Gli artisti di Cherimus interpretano la città intelligente e sostenibile del futuro nelle opere 30 a pedali e Simone molto sostenibile

Con: Simone Berti, Derek Di Fabio, Isa Griese, Isamit Morales, Andrea Rossi, Matteo Rubbi, Emiliana Sabiu e Carlo Spiga 

Radicate, Associazione per la Ricerca sull’Arte e la Cultura Contemporanea ha invitato Cherimus a partecipare a Be Sm/ART, un progetto artistico-scientifico in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria del Campus di Savona (Università di Genova).

Artisti e scienziati si sono confrontati sul terreno comune della ricerca e della sperimentazione per immaginare assieme la città sostenibile del futuro: il frutto di questa collaborazione è stato presentato in anteprima venerdì 11 dicembre alle ore 17.30 al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce di Genova mentre giovedì 17 dicembre alle ore 16:00 il Campus Universitario di Savona ha aperto le porte al pubblico per un evento artistico che ha illustrato i risultati di questa sinergia tra discipline.

Analisi, sperimentazione e sintesi accomunano da sempre il mondo dell’arte e della scienza e seppur distinte nella pratica, entrambe forniscono sistemi interpretativi e modelli di sviluppo possibili. Da qui è nata l’esigenza di mettere a confronto ingegneri e artisti sul tema della città sostenibile.

Sollecitata dagli artisti di Cherimus Simone Berti, Derek Di Fabio, Isa Griese, Isamit Morales, Andrea Rossi, Matteo Rubbi, Emiliana Sabiu e Carlo Spiga, la Smart City del Campus Universitario di Savona ha ospitato un ciclo di laboratori sperimentali per studiare un modello di città ideale replicabile, basato sull’ottimizzazione dei consumi e della produzione di energie rinnovabili.

In collaborazione con il Teatro dei Cattivi Maestri di Savona, Cherimus ha invitato al Campus un gruppo di bambini a cui è stato affidato il compito di immaginare la loro città del futuro. Le idee raccolte hanno costituito così il terreno comune su cui si sono esercitati professori, studenti e artisti per l’intera durata del programma: da qui è nato un progetto corale che ha coinvolto la Campuswhave radio, i ragazzi dell’Associazione Giovani per la scienza e l’associazione Atmosfera Danza. Per un intero giorno la scienza ha parlato il linguaggio della musica, della danza e del teatro: incursioni piratesche nelle aule, flash mob in biblioteca, il tutto all’insegna della sostenibilità energetica, documentati da un video e un podcast che saranno presentati in anteprima al Museo di Villa Croce di Genova.

Questa partecipazione collettiva ha trovato un momento di sintesi nell’evento che ha avuto luogo al Campus di Savona giovedì 17 dicembre, quando, fra gabbie di Tesla, ballerine, videoproiezioni e suoni dal futuro, abbiamo installato all’ingresso del Campus l’opera 30 a pedali, una grande scultura che si illumina grazie all’energia prodotta pedalando, segno tangibile della collaborazione tra artisti, studenti e scienziati. Durante la serata inaugurale, Simone Berti ha realizzato l’opera Simone molto sostenibile, una performance che sfruttava l’energia prodotta dalle dinamo della bicicletta che pedalando illuminava un casco di lampadine nella sua testa.

L’opera “30 a pedali” è un’opera permanente, che troverà la sua collocazione definitiva nella biblioteca del Campus di Savona, in modo che possa accompagnare la vita e lo studio dei ragazzi del Campus.

“Be Sm/ART” è un progetto di ricerca che va ad affiancarsi e ad arricchire la ricerca scientifica condotta dalla Facoltà di Ingegneria al Campus di Savona (Università di Genova) sul tema della città sostenibile: grazie a una microgrid (microrete) energetica intelligente, che ottimizza i flussi energetici, il Campus Universitario di Savona rappresenta un vero e proprio laboratorio per sperimentare la Smart City, la città intelligente e sostenibile in futuro replicabile su più ampia scala. Progettato dall’Università di Genova e realizzato da Siemens, si tratta del primo esempio di microgrid in Italia attuato in uno spazio, quello del Campus di Savona, paragonabile a un quartiere cittadino con funzioni urbanistiche differenziate.

Be Sm/ART è un progetto di ricerca transdisciplinare, promosso da Radicate, Associazione per la Ricerca sull’Arte e la Cultura Contemporanea e realizzato grazie al contributo di Fondazione A. de Mari Cassa di Risparmio di Savona e Regione Liguria, il supporto di SPES S.c.p.A Società di Promozione degli Enti Savonesi per l’Università e IPS S.c.p.A., Agenzia di Sviluppo del territorio savonese. Partner del progetto Banca Carisa, Noberasco e Tersia srl. 

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Anteprima “Be Sm/ART” 

Venerdì 11 Dicembre 2015 h 17.30 

Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce

Via J. Ruffini, 3

16126 Genova

Ingresso Libero

http://www.villacroce.org/

Evento Conclusivo “Be Sm/ART” 

Giovedì 17 Dicembre 2015 h 16.00 

Campus Savona

Via Magliotto, 2

17100 Savona

Ingresso Libero

Per informazioni e richiesta immagini 

Ufficio Stampa

Valeria Frisolone

The Link PR

v.frisolone@thelinkpr.it

foto di Mauro Gamalero, Valeria Barbera, Emanuele Biondi

Côte à Côte, da Rabat a Perdaxius

By cherimus,

Ancora una volta le coste della Sardegna a quelle del Marocco si toccano grazie a Côte à Côte il progetto di Cherimus e dall’associazione La Companyia di Madrid curato da Emiliana Sabiu e da Susana Moliner Delgado.
Due artisti provenienti da diverse aree del Mediterraneo, Yassine Balbzioui e Matteo Rubbi, sono stati i protagonisti  della residenza artistica che si è svolta fra Perdaxius, nel Sulcis e il rione cagliaritano Sant’Elia a partire dal 25 novembre.
Nel novembre 2014, Yassine Balbzioui e Matteo Rubbi hanno vissuto e lavorato insieme a Rabat, confrontandosi con la città e dando vita ad uno scambio sia artistico che umano. A un anno di distanza i due artisti si ritrovano, questa volta in Sardegna.

Il 6 dicembre si è svolta allo spazio culturale Il Lazzaretto di Sant’Elia, una giornata di incontri con il quartiere in cui Rubbi e Balbzioui hanno incontrato le signore dell’associazione Sant’Elia Viva per immaginare insieme nuovi tipi di pasta, partendo da quella tradizionale sarda, che si è colorata di blu.

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Più tardi, sempre al Lazzaretto, ha preso il via il Secondo Festival Internazionale di aeroplanini di carta che prende le mosse dalla performance che si è tenuta lo scorso anno a Rabat. Allo speciale campionato ha partecipato una classe scolastica e un gruppo di bambini del quartiere di Sant’Elia, coinvolti grazie a due workshop tenuti dagli artisti nei giorni precedenti, in cui i partecipanti hanno costruito i propri aeroplanini a partire da vecchi libri e riviste.
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E’ seguita poi la fase di lancio, dal balcone del Lazzaretto e verso il mare, al termine della quale è stato premiato l’aeropplanino dal tragitto di volo più fantasioso. Ha fatto da scenografia al campionato la tela dipinta dai due artisti, un work in progress iniziato a Rabat lo scorso anno e quest’anno arricchito di nuovi dettagli.

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La giornata si è conclusa con la performance musicale di Francesco Medda/Arrogalla con Carlo Spiga, chitarra e voce, e un vj set preparato per l’occasione da Yassine Balbzioui e Matteo Rubbi, che ha ripreso le immagini del laboratorio sulla cucina utopica realizzato la mattina in collaborazione con Sant’Elia Viva.

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Da mercoledì 9 dicembre, fino al 3 gennaio 2016 le opere realizzate durante la residenza sono esposte in una mostra organizzata nel centro culturale Exma Exhibiting and Moving Arts (a Cagliari, in via San Lucifero).
Côte à Côte è un progetto realizzato da Cherimus nell’ambito di TERRA MOBILE per CAGLIARI CAPITALE DELLA CULTURA 2015 ed è curato da Susana Moliner Delgado della Companyìa (Madrid) e da Emiliana Sabiu di Cherimus.

Tutte le foto sono di Sara Deidda

 

Caro Giacomo 2015

By cherimus,

Caro Giacomo 2015 è partito da lontano.

Nel 2014, a Perdaxius, durante la festa di San Giacomo, mentre Cherimus era immersa nella realizzazione del mosaico I sogni ci guidano ma bisogna agire, un evento inaspettato e traumatico ha colpito l’intera comunità. Durante la processione in onore del Santo Patrono, la statua di gesso è caduta frantumandosi nella costernazione generale.
Nel mese di maggio 2015 Cherimus si trovava in residenza a Nairobi per  sperimentare il progetto Darajart, una residenza per artisti internazionali nello slum di Kibera.

Qui ha avuto modo di conoscere la comunità dei rifugiati Rwandesi, costretti ad abbandonare le proprie case per sfuggire alla cruenta guerra civile del 1996.

Charles Nshimiyimana, rifugiato prima in Tanzania dall’età di 4 anni, poi in Kenia da quando di anni ne aveva 10, ha messo a disposizione la sua abilità nella lavorazione del legno ed ha accettato di scolpire (a colpi di machete!) una nuova stataua per San Giacomo, in collaborazione con Matteo Rubbi, Derek di Fabio ed Emiliana Sabiu. Dopo l’ arrivo a Perdaxius, abbiamo dipinto e completato la statua grazie anche alla collaborazione di alcuni abitanti del luogo.

Il 24 luglio, alla vigilia della festa, la statua è stata benedetta nella chiesa di San Giacomo Maggiore, ed ora è entrata a far parte a tutti gli effetti della vita della comunità.

Nel 2016 il San Giacomo masai  è andato in processione, a dispetto delle sue apparenze poco classiche.

Questa statua vuole creare un ponte fra diverse culture.

Dal XIII secolo in poi San Giacomo ebbe la caratterizzazione del pellegrino, per cui è rappresentato con diversi attributi specifici, primo tra i quali il cappuccio, tipico del viandante. Il bastone, un tempo strumento necessario per chi camminava per appoggiarsi, ma soprattutto per difendersi da animali e da malintenzionati, è stato realizzato a Perdaxius. San Giacomo tiene nella mano sinistra una conchiglia. La Capasanta o conchiglia di San Giacomo è per eccellenza il simbolo del pellegrino, in particolare simbolo del Pellegrinaggio nella città di Santiago de Compostela. La conchiglia di San Giacomo doveva essere cucita sul mantello o sul cappello ed era l’indicazione o il simbolo da mostrare a tutti che il Pellegrino aveva raggiunto e visitato la tomba di San Giacomo.

Gli occhi sono realizzati con il carbonfossile proveniente dalla miniera di Serbariu di Carbonia. Il bastone è in legno di olivastro sulcitano.

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